Omaggio alla Costituzione italiana ed al contributo dei politici cosentini
Lo scorso 28 marzo il Rotary Club Cosenza nord ha voluto rendere omaggio alla Costituzione Italiana ricordando alcuni illustri politici cosentini membri dell’Assemblea Costituente: Benedetto Carratelli, Adolfo Quintieri, Fausto Gullo e Pietro Mancini.0
La manifestazione ha trovato condivisione nei Club Rotary Cosenza, Cosenza Telesio, PreSila Cosenza Est. L’incontro è stato organizzato nella meravigliosa cornice della Sala degli Specchi del Palazzo della Provincia che ha patrocinato l’evento insieme al Comune e alla Regione Calabria.
Il dibattito è stato introdotto dal Presidente Antonio Bove che, anche attraverso il vissuto personale, ha ricostruito la storia dei quattro costituenti cosentini, denunciando la grave carenza di memoria riguardo la storia dei nostri politici. Attraverso il ricordo dei costituenti, Bove fa riemergere lo spirito repubblicano di un tempo e quei diritti che i costituzionalisti hanno contribuito a sostenere con la carta costituzionale italiana. Non dovremmo dimenticare che beneficiamo di una delle migliori costituzioni possibili – sottolinea Bove – sostenitrice di valori fondamentali come quello del lavoro, dell’uguaglianza, della legalità.
Richiamando l’attenzione delle giovani generazioni su quei valori dinamici su cui si fonda la nostra democrazia, Bove ha evidenziato, inoltre, come i contenuti della nostra carta costituzionale siano ancora oggi molto significativi per poter uscire dall’attuale crisi politica e socioeconomica.
Il ricordo dei politici cosentini è stato poi rafforzato dai quattro discendenti: Mario Guarnieri (discendente dell’on. Carratelli), Daniela Quintieri, Luigi Gullo e Giacomo Mancini.
I diversi interventi hanno celebrato personalità illustri che, seppur lontane ideologicamente, misero al centro della politica i diritti fondamentali di tipo “sociale” (cioè quelli che compongono il welfare), costruendo una democrazia sana e forte.
I ricordi e gli aneddoti di Guarnieri, Quintieri, Gullo e Mancini hanno condotto il pubblico in sala a riflettere sulle radici e la forza della carta costituzionale italiana, ricostruendo la storia di una politica intesa come un potente strumento di difesa democratica della sovranità popolare.
E’ stato rievocato il ricordo di una politica di altri tempi che conduce a riflettere anche sull’attuale stagione democratica italiana, in cui la Costituzione è spesso vuotata di senso non solo da accordi e trattati sovranazionali ma anche da una pratica politica gestita attraverso le logiche dei mercati finanziari, che tende spesso a forzare le regole dello Stato democratico.
La relazione centrale è stata affidata a Silvio Gambino, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Unical, che ha relazionato sul “Attuazione ed attualità della Costituzione”.
Gambino ha messo in risalto che se la caduta del fascismo fu l’occasione per instaurare il nuovo potere costituente democratico occorre tuttavia un approfondimento storico-giuridico per comprendere quale fosse in realtà il modello antagonista effettivamente “sconfitto” e individuabile anche come causa prima dello stesso avvento del fascismo. La Costituzione divenne – ha sottolineato Gambino – un patto di felice intuizione dei padri costituenti i quali cercavano appunto valori antitetici non al fascismo ma a ciò che c’era prima: una cultura liberale con molti limiti e disuguaglianze.
Riferendosi al principio di eguaglianza sancito dall’art.3 della Costituzione, Gambino ha evidenziato tale rottura decisa rispetto al passato, quando la titolarità dei diritti e dei doveri dipendeva dall’estrazione sociale, dalla religione o dal sesso di appartenenza.
Il riferimento è in particolare al secondo comma dell’articola 3 in cui la Costituzione non si arresta solo al riconoscimento dell’uguaglianza formale ma va oltre assegnando allo Stato il compito di creare azioni positive per eliminare quelle barriere di ordine naturale, sociale ed economico che non consentirebbero a ciascuno di noi di realizzare pienamente la propria personalità.
Un passaggio concettuale fondamentale, perché attraverso tale principio di uguaglianza sostanziale lo Stato e le sue articolazioni si assumono l’impegno di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. Questo tuttavia non significa che il compito dello Stato sia quello di tendere l’egualitarismo, inteso come livellamento dei punti d’arrivo, dove l’individuo finirebbe per essere compresso dal peso di una società di eguali; il compito dello Stato è invece quello di agire concretamente per metter tutti nelle stesse condizioni di partenza, dotando ognuno di pari opportunità per sviluppare e realizzare pienamente e liberamente la propria personalità.
Dotazione a cui si riferisce anche un incorreggibile illuminista come Darendorf: Io penso in realtà che la diseguaglianza sia un elemento della libertà. Una società libera lascia molto spazio alle differenze tra gli uomini, e non solo a quelle di carattere, ma anche a quelle di grado. La diseguaglianza non è più compatibile con la libertà quando i privilegiati possono negare i diritti di partecipazione degli svantaggiati, ovvero quando gli svantaggiati restano nei fatti del tutto esclusi dalla partecipazione al processo sociale, economico e politico. A ciò esiste un solo rimedio, la dotazione elementare garantita a tutti”.
La relazione finale è stata affidata ad Ernesto D’Ippolito, Past Presidente del Club Cosenza Nord e Presidente dell’Accademia cosentina. D’Ippolito fa specchio di ciò che hanno fatto i diversi padri costituenti cosentini.
Ricorda in particolare Fausto Gullo, che propose per primo l’istituzione dell’Assembea Costituente durante la prima riunione del primo Consiglio dei ministri dell’Italia liberata. Grazie alla sua presenza furono messi in atto anche i primi elementi di una riforma agraria.Già nell’ottobre del ’44, in qualità di ministro dell’Agricoltura, Gullo emanò alcuni decreti che migliorarono le condizioni di vita dei contadini. I due decreti più importanti riguardano la ripartizione dei prodotti nei contratti di mezzadria e la concessione delle terre incolte e malcoltivate ai contadini associati in cooperativa.
D’Ippolito fa un riassunto delle attività per cui dobbiamo essere grati a questi illustri politici cosentini e sottolinea la lungimiranza di alcuni come Quintieri che elaborò la prima legge sull’incompatibilità parlamentare ovvero sull’impossibilità materiale di ricoprire contemporaneamente due cariche.
Il pensiero dei grandi attori cosentini della Costituzione italiana assume, in questo incontro promosso dal Rotary Club, una grande validità storica ma anche una forte attualità e contemporaneità e conduce alla comprensione del senso di chi davvero siamo, di cosa davvero ci distingue come paese.
La lettura della storia di Benedetto Carratelli, Adolfo Quintieri, Fausto Gullo e Pietro Mancini ha fornito gli strumenti utili per valutare in modo critico e soprattutto consapevole le contingenti esigenze contemporanee. Conoscere i principi fondanti della nostra Costituzione e il pensiero di chi li ha mossi consente infatti una maggiore consapevolezza dell`essere italiano e del ruolo che il nostro Paese deve rivestire oggi in Europa e nel mondo.