La famiglia Montalbano, il primo romanzo organico sulla mafia
Alfredo Sguglio
“Un grande Evento culturale”,
con queste parole l’assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri, lo scorso 12 dicembre, presso il nostro Club, ha presentato una nuova edizione de La famiglia Montalbano, dello scrittore Saverio Montalto; a presentare il libro erano presenti anche la scrittrice Maria Fontana Ardito e il professore Marco Gatto dell’Università della Calabria.
“Un evento culturale ideato e promosso non solo per celebrare l’opera di un autore calabrese, per troppo tempo ignorato” – sottolinea Caligiuri – “ma soprattutto per rivalutare la Calabria e la sua letteratura”.
“Terra ignota d’Europa, il buco nero della società italiana (…) brutti, sporchi e cattivi mentre tutti quanti profumano di lavanda”: le parole dell’assessore fanno riflettere, emozionano, provocano; portano alla luce un immaginario collettivo in cui la Calabria è solo associata alla mafia, al malaffare e alla corruzione.
L’incontro al Rotary Club, spiega Caligiuri, non celebra dunque solo l’opera di Saverio Montalto ma l’intera letteratura calabrese che è doveroso celebrare e promuovere per rimuovere quell’immagine di terra di frontiera, dove la cultura dell’illecito tra codici antichi e moderni ci rende ancora tristemente noti alla cronaca e pesa come palla al piede.
Veterinario di Ardore, morto nel 1973, Saverio Montalto, all’anagrafe Francesco Barillaro,è stato il primo in Italia a scrivere un romanzo sulla mafia – sottolinea Maria Fontana Ardito – anticipando le opere di Sciascia, Le parrocchie di Regalpietra (1956) e Il giorno della civetta (1961). Il romanzo La famiglia Montalbano, infatti, fu scritto tra il 1939 e il 1940 ma stampato solo nel 1973, dalla casa editrice Chiaravalle Centrale e ripubblicato negli anni ’90 dall’editore Pasquale Falco.
Il libro di Saverio Montalto sposta dunque la genesi del racconto moderno sulla mafia dalla Racalmuto di Sciascia ad Ardore in Calabria – evidenzia il professore Marco Gatto – attraverso una rappresentazione del fenomeno mafioso senza troppi orpelli.
E’ il racconto di un piccolo centro della costa ionica che all’indomani della prima guerra mondiale ridisegna le sue strutture sociali nelle ‘ndrine locali. Una storia di mafia ancora poco nota, narrata senza cedere ai manierismi e alle atmosfere patinate che spesso caratterizzano il genere.
Il romanzo di Montalto è “altro” rispetto all’edulcorato ritratto epocale della famiglia mafiosa, come quella dei Corleone (il famoso clan di finzione nel romanzo Il padrino di Mario Puzo , divenuto celebre attraverso l’omonima trilogia cinematografica diretta da Francis Ford Coppola), definito “fantascienza” da un noto ‘ndranghetista in regime di 41 bis.
La mafia che racconta Montalto è la descrizione, drammaticamente attuale, dei meccanismi strutturali della ‘ndrangheta: i suoi tribunali interni, la ripartizione territoriale del controllo socioeconomico, gli stretti rapporti con la politica e con l’America dei padrini. Un occhio attento su un popolo che ancora vive e subisce troppo spesso le dinamiche e la cultura, crude e arcaiche, di un sistema malato.
Come capofila degli scrittori più nuovi sulla mafia l’opera di Montalto appare dunque testimonianza veridica del fenomeno mafioso, attraverso il racconto del credibile in cui l’esperienza della lettura si sottrae al dominio della finzione.
Un libro che ha oltre settant’anni ma che appare molto contemporaneo, non solo nel racconto ma anche nello stile di scrittura neo-modernista che, come sottolinea il presidente Antonio Bove, promuove l’importante funzione dell’intellettuale in seno alla società nella trasformazione organica della dimensione civile e collettiva.
Con la presentazione del libro di Saverio Montalto, edito dalla casa editrice Periferia, l’appuntamento al Rotary Club diviene dunque spazio sociale, in cui si mette in moto un circolo virtuoso di commenti; spazio di una Calabria nuova, dove si premiano le sue eccellenze, dove si fa cultura, dove si produce massa critica e identità nuova. Dove, conclude il Past Governor Piero Niccoli, oltre ai valori dell’uomo, alla solidarietà e al servizio, trovano spazio l’etica e la morale.