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Il Leopardi che non ti aspetti, visto da Enzo Ferraro

Inizia con il difendere a spada tratta Mario Martone e il suo film “Il giovane favoloso”, ricordando che il regista napoletano è un esperto del poeta di Recanati, a differenza di quanto affermato, qualche settimana fa sul Corriere della Sera, da Ernesto Galli della Loggia che aveva tacciato Martone di vera e propria ignoranza.

Il professore Enzo Ferraro sa di cosa parla avendo dedicato al Leopardi non poco del suo tempo nel corso di una lunga e brillante carriera prima di docente, conclusa quale Dirigente del Liceo classico Gioacchino da Fiore, ed oggi in qualità di apprezzato conferenziere.

Past President del Rotary Club Cosenza Nord, Enzo Ferraro ha regalato giovedì 23 aprile ai consoci ed ai numerosi amici, accorsi ad ascoltarlo all’Italiana Hotels, un’altra perla della lunga collana di erudite riflessioni che è solito condividere nei molti consessi letterari ai quali viene incessantemente invitato.

Mutuando il titolo della conversazione dall’Alfabeto pirandelliano di Sciascia, Ferraro ha parlato sul tema “Alfabeto leopardiano. Per una ecologia delle idee del XXI secolo” , riuscendo con questa formula a dare un ordine al non sistematico pensiero di Leopardi per declinarlo con originalità ed arguzia, non di rado osando contraddire grandi critici letterari del passato, ma sempre attenendosi ad una rigorosa lettura dell’autore.

E così, la lettera S è utile a introdurre un aspetto del pessimismo leopardiano, attraverso la tesi della società “stretta”, una organizzazione di vita, cioè, che, nata per assicurare benessere a tutti i suoi componenti, ha finito invece per occuparsi solo di alcuni privilegiati a scapito dei più. Perchè -secondo Leopardi- in ogni forma di governo il virtuoso sarà sopraffatto. E l’uomo, che è grande solo nella sua individualità, può vivere bene, in maniera solidale, soltanto in una piccola comunità.

La lettera G è poi occasione per parlare delle diffidenza del poeta verso i giornali, adusi, a suo avviso, a offrire una effimera “luce giornaliera” e, ancora peggio, a promettere progresso e felicità, concetti del tutto ingannevoli e destinati a creare amare disillusioni nei lettori.

Ancora, Leopardi, contrariamente a quanto comunemente si pensa e decisamente precorrendo i tempi odierni, ha un grande rispetto per il corpo (ecco la lettera C) ed ammirazione per chi lo cura, perchè comprende bene il grave errore di pensare solo allo sviluppo dello spirito trascurando il fisico, mentre l’unica armonia possibile si ricava dal benessere di entrambi.

E così via, alfabeto andando.

Partendo da queste e molte altre interessanti considerazioni, Enzo Ferraro arriva infine a delineare la sua visione di “ecologia delle idee”, un mondo cioè proteso a raggiungere il giusto equilibrio tra spirito e materia, elementi necessariamente complementari. Perchè -come ha rilevato Vito Mancuso proprio in questi giorni su Repubblica- la scienza tecnica ha bisogno di venire integrata dalle scienza umanistica e va risanata la frattura oggi presente tra i due concetti con una ecologia della mente che restituisca l’uomo alla sua complessità.

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